
Le prime tracce della chiesa risalgono al X-XI secolo, per volontà della contessa Matilde di Canossa, che desiderava dotare il territorio di un luogo di culto adeguato. La chiesa sorse vicino a una via di comunicazione e a un insediamento longobardo, di cui faceva parte la torre campanaria, la parte più antica dell’edificio. La torre, alta 32 metri, fu inizialmente usata come torre di avvistamento e successivamente come campanile. L’aspetto attuale della chiesa, in puro stile romanico, risale alla fine del XII e all’inizio del XIII secolo. Grazie a sapienti restauri, la chiesa si presenta oggi in ottimo stato di conservazione. L’edificio è considerato uno dei più importanti esempi di architettura romanica della Toscana, nonché uno dei più interessanti della tradizione valdarnese. La facciata, realizzata in pietra serena, è decorata con arcatelle cieche e presenta un portale ad arco, preceduto da un portico a cinque arcate sostenute da colonne monolitiche con capitelli classicheggianti. L’interno è suddiviso in tre navate, separate da colonne con capitelli classicheggianti, ad eccezione di due pilastri quadrangolari nella penultima campata. Alcuni capitelli sono scolpiti con teste di uomini e animali o con figure allegoriche, come il capitello del “rispetto umano”, che raffigura quattro cavalieri. L’abside è semicircolare e presenta una finestra ad occhio. La pieve conserva diverse opere d’arte di grande valore, tra cui il Trittico di San Giovenale di Masaccio, la sua prima opera nota, datata 1422. Il trittico, che raffigura la Madonna in trono con il Bambino e santi, era originariamente collocato nella chiesetta di San Giovenale e fu riscoperto nel 1961. Oggi è esposto nel Museo Masaccio d’Arte Sacra, situato accanto alla pieve e dedicato alla raccolta di opere provenienti da chiese e conventi della zona. All’interno della pieve si trovano anche un Crocifisso processionale del XIV secolo, un affresco con l’Annunciazione di Mariotto di Cristofano (cognato di Masaccio) risalente al 1420 circa, una “Madonna in gloria col Bambino e santi” del XVII secolo e una “Crocifissione” di Domenico Soldini, datata 1619. L’atmosfera suggestiva e la bellezza dell’architettura rendono la visita alla chiesa un’esperienza indimenticabile.