Storia:
Palazzo Pretorio o Palazzo d’Arnolfo, dal nome dell’architetto Arnolfo di Cambio che ha progettato questo palazzo duecentesco che costituì per secoli il centro di potere del paese di San Giovanni Valdarno. E’ situato esattamente nel centro, tra le due piazze principali, Cavour Masaccio, e si affaccia sulla via principale del centro, Corso Italia. L’impianto medievale è stato rimaneggiato già nel quattrocento; nel corso degli anni ottanta il palazzo ha goduto di lavori di restauro. Secondo lo storico Giorgio Vasari fu l’architetto Arnolfo di Cambio, che avrebbe pianificato anche la struttura della città, a conferirle un aspetto tipico delle Terre Nuove. Infatti inizialmente il Palazzo svolgeva funzioni militari e di governo come edificio pretoriale, ovvero adibito allo svolgimento della pubblica amministrazione in epoca comunale, abitazione del rappresentante del Comune fiorentino e luogo di riunione del Consiglio della comunità, ed oggi è sede del museo delle Terre Nuove, che spiega, la storia che interessò il Valdarno nel corso del 1200-1300. La struttura originaria del Palazzo aveva un impianto medievale, ma durante il Quattrocento fu restaurato e ampliato sia in lunghezza che in larghezza, infatti oggi la vediamo in modo differente; inoltre per la sua similitudine con Palazzo Vecchio a Firenze, San Giovanni viene chiamata “La Firenze in miniatura”. Il piano terreno è costituito da un ampio porticato con quattro arcate sulle facciate e sei sui fianchi, sostenute da pilastri ornati con gli stemmi della città dominante: il giglio fiorentino, simbolo di Firenze, e l’aquila, simbolo del partito dei guelfi. Nell’atrio della struttura viene conservato l’originale del marzocco, una statua che rappresenta il dominio fiorentino sulla città: un leone seduto che regge con la zampa lo scudo gigliato. Il primo piano presenta sulle facciate due loggiati su colonne e capitelli di stile rinascimentale, mentre al centro della parete posteriore è presente una torre con un doppio ordine di finestre. La facciata invece è caratterizzata da oltre duecentocinquanta blasoni, che rappresentano gli stemmi rimasti di tutti i vicariati della città, dal più antico del 1410 al più recente del 1769. Queste decorazioni sono realizzate in pietra o in ceramica, scolpiti nei pilastri dell’edificio, o dipinti ad affresco. Gli stemmi sono stati realizzati dalla famiglia Della Robbia, scultori specializzati nella tecnica della terracotta invetriata policroma.